Robe da chiodi

Prove di bilancio di un decennio. Primo, Cy Twombly?

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I primi decenni del secolo in genere sono stati decenni chiave. Pensateci: 1304, Giotto agli Scrovegni; 1401, il duello Brunelleschi Ghiberti per la porta del Paradiso; 1508 Michelangelo sulla volta Sistina; 1600-1610, gli anni di Caravaggio. Nulla di epocale nel 700 e nell’800. Ma poi nel 900 i primi dieci anni presentano un’infornata memorabile dal Cézanne estremo, alle Demoiselles d’Avignon, all’esplosione di Matisse…

E questo decennio che si sta per chiudere come passerà alla storia? Proviamo a ripercorrerlo con una breve rincorsa. Gli anni 80 erano stati quelli in cui l’arte era tornata a respirare, a volte in modo un po’ beota, dopo l’assedio del decennio precedente. I 90 sono stati quelli di un nuovo furore contro un modello di mondo in cui l’invocata libertà si era tutta tramutata in immensi bonus per i banchieri: è stato il decennio della Young british art, della performance di Marina Abramovich alla Biennale, delle cose per cui Damien Hirst avrà un angolino nella storia. È stato il decennio dell’addio all’ultimo gigante del 900, Francis Bacon. E il primo decennio del terzo millennio? Non è stato un decennio pieno dell’energia che nel passato dava ogni voltar di secolo. La cifra va cercata, io credo, in un moltiplicarsi di voci, in un’orizzontalità in cui mancano punte di riferimento. Una qualità diffusa senza acuti straordinari. È stato un decennio “partecipato”, in cui l’arte ha sentito di dover dire la sua sugli affanni del mondo. A volte s’è fatta strumento di un miglior vivere per tutti (il caso di Alberto Garutti in Italia). S’è chinata ad avere un profilo meno protagonistico: la Biennale del 2009, in questo senso, ha centrato in pieno l’anima del decennio. Arte socializzante.

Detto questo quali sono le cose più belle del decennio? Provo ad avviare un elenco, che è un elenco aperto a suggerimenti e correzioni di rotta. Al primo posto ci metterei Cy Twombly (le rose immense, 2008; o Paphos 2009). Poi Gerhard Richter (Snow White, 2009; ma anche le coraggiose vetrate del Duomo di Colonia, 2007); Sigmar Polke a Punta della Dogana, con le sue enormi pareti tese, come smaltate di fango. Poi mi sono rimaste negli occhi la porta di Kounellis all’orto monastico di Santa Croce in Gerusalemme a Roma, i nove lenzuoli di marmo di Cattelan sempre a Venezia, e Natalie Djumberg, la più ossessionata del decennio.  E poi Anselm Kiefer con il suo Merkaba. E la svolta candida di Baselitz.

Written by giuseppefrangi

Novembre 19th, 2009 at 10:53 pm

2 Responses to 'Prove di bilancio di un decennio. Primo, Cy Twombly?'

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  1. Per la classifica del decennio ci devo pensare, ma sulla fine del secolo e del decennio, io ho una visione un po’ più londrocentrica. Se, come dice un mio amico, gli anni Ottanta sono finiti solo con Kurt Cobain e i Nirvana all’inizio nei Novanta, per l’arte contemporanea credo che il Novecento non sia finito con il 1999 ma tra il 2007 e il 2009, con una performance in tre atti di Damien Hirst:
    1) il suo “Teschio” di diamanti ha dimostrato che si è compiuto il processo avviato con la “Merda” di Manzoni: il valore aggiunto che dà un artista all’opera, arriva asuperare qualsiasi possibile costo di realizzazione (15 milioni di materiali, 75 milioni il prezzo di aggiudicazione).
    2) con la sua celebre asta, nei giorni in cui crollavano le banche americane, Hirst dimostra che l’artista può diventare padrone del suo stesso mercato, salta gli intermediari e vende la sua “fase giovanile” – altro che rogo catartico! – incassando altri 100 milioni
    3) Spiazzando tutti, riparte come uno studente dell’accademia dal suo grande amore, Francis Bacon, e comincia a dipingere, veramente
    Esagero?

    Ombra

    21 Nov 09 at 4:17 pm

  2. la scelta è indiscutibile ma io scometteri anche su Franz West , Gunter Forg , Marlene Dumas , Peter Doig , Murakami , Luc Tuymans ,Wolfang Tillmans tanto per stare un pò all’estero ciao g

    giovanni

    23 Nov 09 at 6:05 pm

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