Robe da chiodi

E i vivi parean vivi. Ricordo di Luciano Bellosi

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Non ho mai avuto la fortuna di conoscere Luciano Bellosi, morto martedì, se non in occasioni di alcune telefonate, una in particolare per un’intervista che gli feci prima della grande mostra su Duccio a Siena nel 2003. L’ho conosciuto molto di più attraverso le sue pagine, che mi sono sempre sembrate all’insegna di una limpidezza di pensiero e di un grande senso civile rispetto alle cose che di volta in volta studiava. Ne ritrovo lo spirito in queste parole che mi disse a sintesi del suo pensiero su Duccio: «Per me la bellezza di Duccio si fonda sulla serietà e sulla convinzione. Ha visto con i suoi occhi la potenza della rivoluzione giottesca, l’ha assimilata a modo suo senza riserve mentali, ma ha avuto la forza di restare se stesso. Ha proiettato nell’intensità dei colori, come in quei rossi vinati e scuri, il proprio stupore per il reale. Ma non ha mai smarrito il senso dell’equilibrio. La profondità di accenti non è mai andata a discapito della raffinatezza».
Mi aveva appassionato il suo procedere sempre così persuasivo e logico nel riconsegnare a Giotto le scene con le Storie di Isacco nella Basilica di Assisi, dove spiccava quella indimenticabile figura di Giacobbe, con l’occhio teso, quasi puntato a ipnotizzare il padre e a nascondere l’inganno.
Sempre a proposito di Giotto ero annotato queste sue parole, riferite al Crocifisso di Santa Maria Novella «per la prima volta in pittura, le forme e le posizioni di un vero corpo umano […], il dolore e la morte non si traducono più in una forma araldica».
E poi come non sentirsi grati a Bellosi per aver scelto per titolo alla sua raccolta di scritti sulla pittura del Due e Trecento E i vivi parean vivi, titolo ripreso dal versetto del 12 del Purgatorio, quando Dante passava davanti ai bassorilievi che rappresentavano le vicende dei superbi.

Unica vera amarezza, che un libro stupendo come La pecora di Giotto (Einaudi, 1985) sia vergognosamente fuori catalogo e assolutamente introvabile. Lo si può leggere qui in pdf.

Written by gfrangi

Aprile 27th, 2011 at 9:29 pm

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8 Responses to 'E i vivi parean vivi. Ricordo di Luciano Bellosi'

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  1. Non posso dire di averlo conosciuto, ma incontrato sì. Di Bellosi conservo una lettera e soprattutto un ricordo molto affettuoso, in un afoso settembre di qualche anno fa, in una casa zeppa di libri e una gran barba patriarcale.
    Un suo seminario tenuto a Milano nel 2004, grazie a Giovanni Agosti, rimane fra le esperienze più entusiasmanti che ho di quando ero matricola.

    Ma anche la sua scrittura limpida e pacata rimane una lezione per chi fa questo mestiere.

    La non riedizione della Pecora di Giotto, che ha quasi la mia età, rimane una vera vergogna.

    Credo che ci mancherà molto….

    Luca Nicoletti

    27 Apr 11 at 11:26 pm

  2. Aggiungo che oggi Corriere e Repubblica si sono dimenticati di dare la notizia della morte di uno dei più grandi storici dell’arte italiana. E sì che ieri le agenzie avevano dato molti lanci. In compenso sul Corriere hanno trovato un bello spazio per parlare di un insulso premio che Elisabetta Sgarbi si fa dare da un suo autore, Giovanni Reale…

    gfrangi

    28 Apr 11 at 8:06 am

  3. Caro Giuseppe,

    io invece ho avuto la fortuna di incontrare di persona il professor Bellosi, nella sua casa fiorentina, a Milano, a Varallo. Ho anche avuto la fortuna di vedere con lui mostre e opere d’arte.
    Grandissimo studioso ma soprattutto persona di grande gentilezza e umanità. E il numero di ottimi allievi che ora insegnano nelle università o lavorano nelle soprintendenze testimoniano della sua capacità e disponibilità.
    Un po’ di anni fa ripubblicai (con la precedente casa editrice) Buffalmacco e il trionfo della morte. Almeno quel titolo così importante è disponibile.
    Con lui scompare uno degli ultimi allievi diretti di Longhi, uno dei grandi studiosi dell’arte medievale e rinascimentale e una grande persona.

    Marco Jellinek

    28 Apr 11 at 8:10 am

  4. Grazie Marco. La riedizione del Buffalmacco è stato un grande merito. Ed è un modo oggi per conoscere metodo e passione di Bellosi.

    gfrangi

    28 Apr 11 at 8:19 am

  5. Anch’io conobbi Bellosi al seminario citato da Luca, introdotto da una lezione pubblica sul metodo del conoscitore, culminata in un esempio pratico: l’attribuzione a Simone Martini del Guidoriccio da Fogliano. Al di là della posizione assunta nella controversa vicenda – Bellosi difese l’attribuzione – quello che mi stupì fu che lo studioso mostrava, foto dopo foto, l’esito di un lavoro per il quale era ritornato all’archivio fotografico del Kunsthistorisches di Firenze e si era rimesso a studiare il dipinto partendo da zero, come uno studente universitario. Avrebbe potuto schierarsi per partito preso da una parte o dall’altra, liquidare il problema per assumere le difese di un’idea pur giusta, ma lui seppe rimettersi completamente in discussione su un tema che conosceva alla perfezione.
    Al seminario lo vidi muoversi con passione, entusiasmo e certezza tra le grandi foto dell’archivio di Anna Maria Brizio, donate dalla studiosa all’Università e scelte per l’occasione. In due ore mostrò il metodo del conoscitore ai suoi “studenti per un giorno”. Fu anche l’occasione per sottoporgli una delle poche scatole rimaste dell’archivio fotografico appartenuto a Giovanni Testori e, davanti ai suoi occhi che brillavano, capì cosa vuol dire amare il proprio lavoro e aver una sete inesauribile d’imparare.
    Bellosi è stato un grande professore perchè non ha mai smesso di essere un grande allievo. E non dimenticherò mai l’eccitazione fanciullesca con cui, del suo ultimo grande amore, ci mostrava le foto portate da casa: era lo stregonesco Bartolomeo della Gatta, del quale dobbiamo ora smettere di attendere la sua monografia.

    P.s. su La pecora di Giotto: e pensare che in Spagna è ancora in commercio un’edizione recente del volume, tradotto in castigliano.

    Ombra

    28 Apr 11 at 12:34 pm

  6. Sono stata allieva di Luciano Bellosi e ho spesso collaborato con lui, anche risolvendo alcuni problemi organizzativi per la pubblicazione della Pecora di Giotto. Nel dolore per la perdita, mi conforta leggere questo blog, sempre giustamente appassionato, in cui molti colgono gli aspetti del maestro che avevano conquistato tutti noi. Segnalo che l’unico giornale di ieri (28 aprile) che ha dato notizia della sua morte è stato il Corriere della sera nelle pagine fiorentine, con un articolo di Roberto Bartalini. Oggi (29) usciranno altri ricordi sul Fatto quotidiano.

    giovanna ragionieri

    29 Apr 11 at 6:26 am

  7. Anch’io trovo molto triste questo silenzio dei giornali sulla sua scomparsa. Proprio oggi Galan ha annunciato un grande convegno in ricordo di Denis Mahon, per Bellosi invece nemmeno una parola.

    Serena

    30 Apr 11 at 6:40 pm

  8. Un ricordo di Luciano Bellosi è stato pubblicato sulle pagine fiorentine del Corriere della Sera. Lo si può leggere nella sua interezza (vale a dire senza i tagli fatti dalla redazione del Corriere) sul portale Patrimonio SOS (http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=84917)

    Roberto Bartalini

    5 Mag 11 at 6:44 am

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