Robe da chiodi

Michelangelo non ripete

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ITALY-ART-MICHELANGELO-CRUCIFIXÈ la ragione più che plausibile con cui un personaggio autorevole mi spiega perché il Crocifisso comperato dallo stato italiano ed esposto in questi giorni alla Camera non può essere di Michelangelo. Il Crocifisso resta bellissimo, il tempo è quello (ultimo scorcio di ‘400), ma la mano non è quella. L’idea di “ripetersi” è radicalmente estranea a Michelangelo. Non è tipo da tornare mai sui suoi passi: lo dice a chiare lettere il catalogo della sua opera. Ma lo dice ancor più chiaramente la sua tempestosa natura artistica. Michelangelo è uomo da idee uniche: nessuno lo è più di lui, neppure Leonardo che bissa la Vergine delle Rocce. È un incontentabile, che non conclude. Perché il concludere è un diminuire. E uno che non conclude come può ripetersi?

Post scriptum. Comunque è bellissimo. E mi richiama questo breve passaggio da Passio Laetitiae et Felicitatis, di Testori (è Felicita, davanti al Crocifisso in cui ha riconosciuto immedisimato il fratello morto): «Sarà stato che quella medesima lux o luse dava a quella carna statuaria la tenerezza d’una carna viventa o viva fin a pochissimi minuti prima…».

Written by giuseppefrangi

Gennaio 14th, 2009 at 12:23 am

3 Responses to 'Michelangelo non ripete'

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  1. Chiedo scusa, non ho capito una cosa, perdoni l’ignoranza, ripetersi rispetto a cosa? A quale altra opera certamente di Michelangelo sarebbe uguale? Io so che esistono molti altri crocifissi simili, ma tutti attribuiti ad artisti minori e derivati da un prototipo del maestro che si riteneva perduto e che (qualità permettendo) potrebbe essere questo.
    Grazie
    d.d.

    toc toc

    14 Gen 09 at 8:30 am

  2. Il prototipo dovrebbe essere il Crocifisso di Santo Spirito che Michelangelo avrebbe realizzato in occasione del suo primo viaggio romano, neanche ventenne, a Roma dopo la morte di Lorenzo il Magnifico. Ma anche per questo Crocifisso non ci sono documenti: si sa solo che Michelangelo venne ospitato nel convento di Santo Spirito in occasione di quel soggiorno.
    E poi pensiamoci: 3milioni di euro per Michelangelo… La cifra non quadra…

    giuseppefrangi

    14 Gen 09 at 10:42 pm

  3. OSSERVANDO CON ATTENZIONE IL CROCIFISSO GIA’ ESPOSTO NELLA SALA DELLA REGINA DI PALAZZO MONTECITORIO CHE TALUNI INTENDONO ATTRIBUIRE A MICHELANGELO – OPERA CHE CON L’ESPRESSIONE SEMPLICISTICA “ATTRIBUZIONE” E’ GIA’ COSTATA AI CONTRIBUENTI 3.250.000 EURO E CHE NON HA CERTAMENTE PROCURATO DISPIACERE A CHI HA RINUNCIATO A QUESTA “ECCEZIONALE” PROPRIETA’ – HO IMMEDIATAMENTE AVUTO LA CERTEZZA CHE AL DI LA DELL’INDISCUTIBILE QUALITA’ DELLA FATTURA (MISTERIOSAMENTE INTEGRA NONOSTANTE UN NUMERO INCONTROLLABILE DI RESTAURI STRUTTURALI E CROMATICI CHE IL LEGNO E I PIGMENTI CROMATICI RICHIEDONO INEVITABILMENTE NEI SECOLI), LA MANO E L’ARTE STRAORDINARIA DI MICHELANGELO, FACILMENTE LEGIBILI – STANTE UNA PRODUZIONE BEN DOCUMENTATA E SEMPRE RICONOSCIBILE, PER QUELLA FORZA INCONFONDIBILE CHE SOLO I GRANDI RIESCONO A TRASMETTERE PER SEMPRE – SONO ASSOLUTAMENTE ASSENTI. PERSONALMENTE SONO TRISTEMENTE CONVINTO CHE LA “SCOPERTA DEL CROCIFISSO DI MICHELANGELO” SIA NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI UNA SUGGESTIONE INVOLONTARIARMENTE PRODOTTA DA PERSONAGGI MEDIATICI AI QUALI OGNUNO – SECONDO LA PROPRIA CULTURA E INTELLIGENZA – PUO’ CREDERE O MENO. POICHE’ L’ARTE VERA FINORA NON HA AVUTO BISOGNO DI ATTRIBUZIONI ESCLUSIVE, FORTUNATAMENTE, LA STORIA DELL’ARTE UNIVERSALE HA SEMPRE RIVELATO NEL TEMPO – CON SEMPLICI STRUMENTI COMPRENSIBILI ANCHE AI PIU’ SEMPLICI – UNA VERITA’ CHE APPARTIENE A TUTTI E CHE CERTAMENTE NON E’ ESCLUSIVO PATRIMONIO DI POCHI “ILLUMINATI” CHE SI PROFESSANO, ATTRAVERSO STRUMENTI MULTIMEDIALI BEN COLLAUDATI AI QUALI PER INTUIBILI MOTIVI HANNO FACILE ACCESSO, UNICI GARANTI DEL SAPERE AI QUALI E’ RISERVATO IL DIRITTO INSINDACABILE DI GESTIRE LA REALTA’ STORICA. LE VERE OPERE DEL GRANDE MICHELANGELO HANNO SEMPRE PARLATO SENZA INTERMEDIARI, PERCHE’ L’ARTE VERA PARLA DA SOLA, CON STRUMENTI SEMPLICI E NON HA BISOGNO DI POCHI CONOSCITORI CHE “GENEROSAMENTE” NE RIVELINO L’APPARTENENZA, ECCO PERCHE’ E’ PATRIMONIO UNIVERSALE DELL’UMANITA’. CHI AMA L’ARTE, RICONOSCE REALMENTE I GRANDI CAPOLAVORI, TUTTO IL RESTO – PER QUANTO RIGUARDA QUESTA SCOPERTA – NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI E’ EFFIMERA SUGGESTIONE DANNOSA PERSINO AI “DISTRATTI”, ALLA CULTURA E ALLA STORIA DELL’ARTE REALE, CON LA QUALE PRIMA O POI, CERTI ATTORI MEDIATICI, FARANNO INEVITABILMENTE I CONTI. SONO PERFETTAMENTE D’ACCORDO ANCHE CON QUANTO PUBBLICATO DAL CELEBRE STORICO DELL’ARTE MAURIZIO MARINI, PUBLICATO NEL “Il Tempo – 23 dicembre 2008” CHE RITENGO DOVEROSO TRASCRIVERE INTEGRALMENTE:
    “Conosco il “Crocifisso” da quando, nel 2004, prestito dall`antiquario Gallino, fu esposto al Museo Horne di Firenze. Già allora non destò in me alcuna curiosità in merito all`altisonante “Proposta per Michelangelo giovane – Un Crocefisso in legno di tiglio`; per quando sostenuta da autorevoli studiosi. Al di là delle sgrammaticature formali inconcepibili per Buonarroti, in ogni momento della sua esistenza, la lacuna maggiore concerne la totale assenza di riferimenti documentari e, quindi, filologici. Vale a dire verificabili. Una scultura di Michelangelo, anche minuscola, non sarebbe sfuggita alle fonti biografiche che si sono occupate di lui e della sua opera. Accettiamo quindi che, al di là di ogni documento, l`unico valido sia l`opera. Ma è proprio qui che il buco nero si riempie di un`immagine che con Michelangelo non ha nulla a che vedere! Non c`è alcun riflesso, come parrebbe plausibile a una datazione precoce, di quel Bertoldo di Giovanni (a sua volta allievo di Donatello) che fu il suo maestro. Viceversa, il volto mostra esplicita una somatica del tardo umanesimo e la struttura anatomica presenta disparità improponibili: il torace è troppo stretto rispetto al volume delle cosce, al cui confronto sono troppo ridotti i polpacci e i piedi stessi. Per una scultura che doveva essere osservata a distanza ravvicinata o in cima a una croce da pregadio privato, l`errore è sconcertante! Nessun rapporto con quel capolavoro, un misto di forza e gentilezza, che è il “Crocifisso di Santo Spirito”. Per la sculturina, oggetto delle presenti note, penso che l`autore debba essere ricercato tra i membri di quella voga accademica non ancora partecipe del tragico espressionismo velato di malinconia che è peculiare di Michelangelo e che rinvia a Benedetto da Majano e, ancor più, a Baccio da Montelupo. Proprio quest`ultimo copriva le cosce eccedenti dei suoi “crocefissi” con un panno intriso di gesso, qui assente, col quale attenuava l`irregolarità. Come concludere? Che è spropositata la cifra pagata per l`acquisto, 3 milioni e 250 mila euro. L`opera già a 300 mila euro sarebbe stata strapagata.”
    FRANCESCO BUFFA DESIGNER

    FRANCESCO BUFFA DESIGNER

    31 Mag 09 at 3:28 pm

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